martedì 8 maggio 2012

storia di Napoli

La città di Napoli fu fondata nel V secolo circa dai Greci provenienti dall’Eubèa, dopo aver fondato varia altre colonie in Campania, tra cui Cuma e Pithecusa (l’odierna Ischia). Tali coloni si stabilirono inizialmente sull’isolotto di Megaride, dove oggi sorgono il Borgo Marinaro e il Castel dell’Ovo e sulla fascia costiera, facendo di Pizzofalcone l’acropoli della città.

Dopo la sconfitta militare subita da parte dei Sanniti nel 438 a.C. e la conseguente occupazione della loro città, i Cumani si trasferirono nella zona di Parthenope, fondando Neapolis(città nuova), che presto assunse il ruolo di crocevia per gli scambi commerciali della zona.
La fiorente cittadina non tardò ad attirare le mire dei Romani che la conquistarono 326 a.C. permettendole però di mantenere una certa autonomia politica e culturale.
Caduto l’Impero Romano nel 476 d.C, Napoli riconobbe l’autorità dell’Impero Romano d’Oriente che però non riuscì a mantenerne il possesso a causa dell’invasione dei Goti. Il generale bizantino Belisario però riuscì a riconquistarla brevemente per poi perderla nuovamente e riconquistarla segnando la fine del potere gotico. Tuttavia, non tardò ad arrivare un nuovo pericolo: i Longobardi. Per promuovere lo sviluppo della città e allo stesso tempo organizzare le difese contro i Longobardi, l’Imperatore d’Oriente Costante II istituì a Napoli un Ducato, insignendo del titolo di alto magistrato un funzionario locale: Basilio. Da questo momento iniziò un periodo durato fino al 1137 in cui il Ducato di Napoli fu prima dipendente poi autonomo dal potere di Bisanzio.
Nel 1137 infatti l’ultimo Duca di Napoli, Sergio VII, si arrese a Ruggerio II d’Altavilla, re dei Normanni, il quale concesse alla città di essere governata da funzionari locali. Il regno dei Normanni comprendeva la Sicilia, la Calabria, La Puglia, la Lucania e parte dell’Abruzzo. La capitale era Palermo.
Dopo la morte del re normanno Guglielmo detto “il Malo” furono in tre a reclamarne il trono: Enrico di Svevia (il figlio di Federico Barbarossa), Tancredi di Lecce e Riccardo cuor di leone. A prevalere fu Tancredi ma la sua parabola durò poco perché Enrico VI, divenuto nel frattempo imperatore del Sacro Romano Impero, cinse d’assedio Napoli che cedette dopo una strenua resistenza. Il regno di Enrico fu particolarmente duro, tanto che venne soprannominato Enrico “il Crudele”. Le cose cambiarono con il suo successore, Federico II di Svevia, detto “stupor mundi” (stupore del mondo), famoso per la sua magnanimità e lungimiranza. Proprio lui fondò la prima Università napoletana: lo Studio Generale, che doveva attendere alla funzione di formare i nuovi magistrati imperiali. Ancora oggi l’Ateneo napoletano porta il suo nome e vanta un eccellente facoltà di Giurisprudenza.  L’Imperatore, benché la capitale del Regno fosse Palermo, volle che lo Studio sorgesse a Napoli per permettere l’afflusso di studenti anche da altri regni.
A Federico II doveva succedere suo figlio Corrado ma il Papa Innocenzo IVdichiarò il Regno di Sicilia dominio della Chiesa e rese Napoli libero Comune. Giunto Corrado IV dalla Germania, cinse la città d’assedio e la espugnò. Il re svevo però morì dopo poco tempo e la città ritornò sotto il dominio della Chiesa dal quale fu strappata dal vicario imperiale Manfredi. Manfredi non tardò a farsi acclamare re, usurpando il titolo di Corradino, figlio di Corrado e suo legittimo erede. Il Papato non rinunciò facilmente al regno di Sicilia e chiese aiuto a Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia. La storica battaglia di Benevento, che vide confrontarsi l’esercito imperiale con a capo Manfredi e i francesi di Carlo, vide la vittoria di quest’ultimo, che conquistò il regno. Napoli accolse Carlo come un liberatore poiché la città non aveva mai nutrito molta simpatia per gli Svevi.

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