sabato 26 novembre 2011

il soldato del Regno delle Due Sicilie

Dei soldati delle Due Sicilie si è parlato poco e, nella maggior parte dei casi, con tono beffardo o di
sprezzante sufficienza, alimentando così la novellistica sull'“esercito di Franceschiello”.
Chi non ricorda le numerose barzellette di cui erano oggetto i soldati napoletani? Quella che si
riferisce al vario grado di marzialità che la truppa doveva assumere durante le sfilate: "Facite a
faccia feroce!"; un po' più avanti: "Facite a faccia cchiù feroce!"; poco prima di passare davanti alle
autorità: "Facite a faccia ferocissima!"; subito dopo: "Facite a faccia e' fessi"

sabato 19 novembre 2011

Le Chiese di Napoli parte 2°

San Gregorio Armeno
via S. Gregorio Armeno

La chiesa di San Gregorio Armeno è situata nella strada omonima, un tempo detta "Augustale" perché collegava la Curia Basilicae Augustinianae con il decumanus inferior e poi chiamata "Nostriana" dal Vescovo di Napoli Nostriano.

Le Chiese di Napoli parte 1°

Santa Maria del Carmine
Piazza del Carmine


S.Maria del Carmine


Domina la zona che fu teatro della rivoluzione di Masaniello (1647).
Nella chiesa è venerata un'immagine della Madonna su una tavoletta di legno detta "La Bruna"  che, si racconta,  un tempo apparteneva a certi eremiti i quali abitavano sul Monte Carmelo, perseguitati dai Saraceni, scesero un giorno a Napoli e, ottenuto il possesso di una chiesetta che sorgeva presso la marina, vi posero dentro l'immagine della Madonna Bruna che la leggenda attribuisce all'apostolo Luca.
Tra il 1283 e il 1300 la chiesa fu rifatta per una generosa donazione di Elisabetta di Baviera, madre dell'infelice Corradino di Svevia, la quale volle in quel modo ricompensare i monaci del Carmelo per aver custodito le spoglie del figlio dopo la sua decapitazione.

Il Regno delle Due Sicile durante il Risorgimento Italiano

La storia riguardante il Risorgimento Italiano e il Sud non rispetta quella vera e propria. Purtroppo nei libri di storia, specialmente quelli scolastici, viene insegnata una storia falsa. Sarà ovviamente difficile accettare questo stravolgimento ma è un dovere per noi italiani del Sud sapere che siamo stati saccheggiati, trucidati e successivamente abbandonati. La storia dell'Unità d'Italia non è altro che una favola per ingannare i posteri, per far credere che tutto ciò sia stato fatto per spirito nazionale.

venerdì 18 novembre 2011

Inno Regno delle Due Sicilie

Come tutti i simboli nazionali, l’inno dovrebbe rappresentare la sintesi della storia, della cultura, dell’identità e del genio di un popolo.
Tale era appunto l’Inno del Re, commissionato nel 1787 da Ferdinando IV di Borbone a Giovanni Paisiello, Maestro di Cappella, e adottato come inno del Regno delle Due Sicilie nel 1816.
Come altri frammenti preziosi dell’identità meridionale, l’Inno di Paisiello era quasi introvabile e soprattutto ne mancava una versione completa delle parole.

Un primato medico sconosciuto

Molto avanzato anche in campo medico, il Regno delle Due Sicilie annovera tra i primati anche quello della diffusione della Omeopatia.

lunedì 14 novembre 2011

LA CAMORRA E L’UNITA’ D’ITALIA

Nel Regno delle Due Sicilie l’ambito di influenza della camorra, una organizzazione criminale segreta probabilmente giunta a Napoli dalla Spagna, con caratteristiche di setta, era limitata ai detenuti nelle carceri, al gioco d’azzardo ed alla prostituzione.
In tali ambienti la camorra imponeva il pagamento di tangenti. L’organizzazione criminale era perseguita dalla polizia borbonica, che inviava i camorristi al confino ed in colonie penali come quella in funzione alle isole Tremiti.

Il Sud che poteva essere .

Che Sud avremmo avuto se i Borbone avessero governato magari fino ad oggi?
Quale cultura e quale economia avrebbe avuto il Regno delle Due Sicilie senza l’invasione piemontese? Se riflettiamo magari sui fatti più significativi degli ultimi anni e degli ultimi mesi di vita del Regno delle Due Sicilie, possiamo capire quali prospettive avrebbe avuto il Sud in uno stato ancora autonomo.

sabato 12 novembre 2011

Lo spirito di Civitella del Tronto

Lo spirito di Civitella del Tronto
vista della fortezza e del borgo di Civitella del Tronto                      La fortezza di Civitella del Tronto fu presa per un tradimento dalla marmaglia terrorista piemontese il 20 marzo 1861

A Portici la prima ferrovia della penisola

A Portici la prima ferrovia della penisola
Arrivo a Portici del treno inaugurale il 3 ottobre 1839 - Dipinto di Salvatore Fergola Portici 3 Ottobre 1839 fu inaugurato, alla presenza di Ferdinando II, Re del Regno delle Due Sicilie e di tutta la famiglia reale, il primo tratto di ferrovia duosiciliana che collegava la capitale con Portici.

martedì 8 novembre 2011

Castel dell'Ovo, la sua storia.

                                                                                         Il nome
il Castel dell'Ovo sorge imponente sull'isolotto roccioso di Megaride, costituito da due faraglioni uniti tra di loro da un grande arco naturale. Sotto il Castello, si adagia il Borgo Marinaro ed il suo porticciolo, con le basse casette, i ristoranti ed capannoni per le imbarcazioni. Un breve ponte congiunge l'isolotto a via Partenope, che porta il nome della leggendaria sirena della città di Napoli: è una delle strade più belle, da cui lo sguardo può abbracciare l'intero arco del Golfo. Al suo posto, fino alla fine dell’Ottocento, vi era un lungo banco di tufo emergente dal mare chiamato Chiatamone, di cui ora resta l’omonima strada.

lunedì 7 novembre 2011

Bronte, quello che i libri di storia non raccontano

BRONTE (CT) - Garibaldi, sbarcato in Sicilia nel maggio del 1860, aveva radunato attorno a sé un gran numero di “cafoni” e di “bracciali”. La promessa delle terre ai contadini: questa la molla che aveva spinto tanti diseredati ad accorrere lesti sotto il purpureo vessillo

domenica 6 novembre 2011

La fine dei Vinti, il romanzo storico sull’Unità d’Italia

La storia della reazione meridionale all’invasione piemontese è storia tutta da raccontare, soffocata com’è ancora da quella retorica patriottarda e falsamente celebrativa di un Risorgimento nobilissimo nell’intendimento dei molti romantici e liberali che vi credettero e mercenario, quant’altri, mai nella stragrande maggioranza degli uomini che di quell’ ideale se ne appropriarono per asseverarlo ai loro inenarrabili interessi di bottega, di lobby o di regno.

LO STEMMA DELLA REAL CASA DELLE DUE SICILIE

NAPOLI-     Restaurato sul trono nel maggio 1815, re Ferdinando di Borbone, IV di Napoli e III di Sicilia, allo scopo di sottolineare la rinnovata unità dello Stato nella sua persona ed in ottemperanza a quanto era stato stabilito dal Congresso di Vienna, in data 8 dicembre 1816 emanò un decreto con il quale assunse il titolo di Ferdinando I, Re del Regno delle Due Sicilie: in tal modo egli riportò in auge la antica denominazione di rex Utriusque Siciliae, che risaliva all’età normanna e che era stata resa ufficiale da Alfonso il Magnanimo nel 1442. Una norma del 22 dicembre immediatamente successivo sancì l’unificazione politica della due corone di Napoli e di Palermo, distinte sin dal settembre del 1282, anche se spesso unite personalmente nella figura di un sovrano comune[1].

LO SBARCO DEI MILLE IN CALABRIA VISTO DA UN SOLDATO BORBONICO

La storia dell’epoca dei Mille in Calabria è piena di episodi, tutt’ora sconosciuti, ma significativi di stati d’animo contrastanti che pervasero i singoli. L’episodio di Solano ne presenta un singolare aspetto attraverso un documento che l’illustre studioso di Veroli, prof. Rotundo, è andato a recuperare per i lettori di Calabria Sconosciuta in una biblioteca della Ciociara.

Un ragazzo di Montalbano tra i morti del lager piemontese di Fenestrelle

Era di Montalbano Jonico uno dei ragazzi più giovani morti nel lager piemontese di Fenestrelle, ai confini con la Francia. Antonio Mosetti non aveva ancora compiuto 21 anni ed era stato lì deportato per essersi rifiutato di tradire il giuramento fatto al Re delle Due Sicilie Francesco II (Re Franceschiello) e di passare armi e bagagli con l’esercito piemontese. Quello di tanti giovani del sud è stato allora un raro di esempio di rifiuto del gattopardesco trasformismo, pagato con la sofferenza e la morte.

La prosperità e la modernità della Puglia sotto il Regno delle Due Sicilie furono spazzate via dall'Unità d'Italia

Un'amministrazione pubblica che oggi viene generalmente rivalutata dalla storiografia più obbiettiva e documentata aveva realizzato nella regione servizi sociali e insediamenti produttivi che la rendevano all'avanguardia per l'economia del tempo

Regno delle Due Sicilie:un antico e glorioso regno

Gli Altavilla e la costituzione del "Reame"

È il "Reame" per eccellenza. Il suo territorio si È delineato fin dai primissimi anni della sua costituzione sotto Ruggero II d'Altavilla, rimanendo immutato nel corso dei secoli, fino alla caduta nel 1861: a nord, il confine seguiva una linea che partiva da Civitella del Tronto sotto Ascoli ed arrivava a Gaeta passando per Leonessa, L'Aquila, sopra Pontecorvo e quindi giù fino al Mar Tirreno; a sud, il confine era il mare stesso, compresa la Sicilia.

Si parla di come i “fratelli d'Italia” hanno hanno creato le condizioni per lo sviluppo delle mafie nelle provincie meridionali, nessuno sa o per lo meno parla di come questi fenomeni siano stati importati al sud in seguito all'invasione delle camicie rosse. Da anni nelle province del nord esistevano associazioni di stampo mafioso e le gendarmerie non riuscivano a contenerle.

Le origini di Napoli e il mito di Partenope


Napoli è una città antichissima, benché oggi aperta a tutti i venti della modernità. La fondazione sull'altura del Monte Echia di Palaepolis (la città antica) risale con molta probabilità al IX secolo a. C. La stessa Neapolis (la città nuova) mostra ancora ben leggibile il tracciato insediativo del V secolo A,C,
. La straordinarietà della permanenza di questo tracciato nel corso dei millenni ha rappresentato un motivo di ammirazione fin dall'età rinascimentale, quando vari umanisti, tra i quali il dottissimo Fra' Giocondo da Verona, dedicarono studi minuziosi al rilievo della città per verificare l'attendibilità dei principi insediativi dei greci, in seguito rielaborati da Vitruvio e dalla trattatistica classica.