sabato 12 maggio 2012

o' pazzariello

o' pazzariello
Il Pazzariello era il predecessore dei caroselli, il progenitore degli spot pubblicitari, il diretto erede dei banditori che nel medioevo andavano di borgo in borgo ad urlare le “grida” dei potenti. 



‘O Pazzariello aveva un abito sgargiante, da grande ammiraglio, con alamari e feluca, impugnava, di solito, una specie di scettro ed era contornato da una banda di suonatori destinati, essenzialmente, a fare chiasso e ad attirare l’attenzione del popolo dei vicoli. 

Ovviamente l’abbigliamento variava a seconda della notorietà e delle possibilità economiche dell’interprete e dei suoi accoliti. 

Scintillante e pomposo in alcuni casi, misero e abborracciato in altri. 

Spesso la calzamaglia era sostituita da scoloriti calzini di color rosa pallido, e l’impeccabile divisa da uno sdrucito gilet. 

Ma il cerimoniale era sempre uguale e le trovate, le battute, i motti di spirito, erano affidati alla fantasia ed alla creatività di quest’autentico virtuoso che, in molti casi, era un autentico artista. 

Da lui hanno attinto autori come Scarpetta ed Eduardo ed il grande Viviani, in molte sue preziose interpretazioni, ha inconsapevolmente fatti suoi atteggiamenti e cadenze di questi autentici, genuini, eredi del teatro dell’arte. 

L’inaugurazione di un nuovo negozio, l’inizio di una campagna promozionale, l’arrivo di nuovi prodotti erano reclamizzati da questi personaggi che inscenavano, in ogni vicolo, un estemporaneo spettacolo che, spesso, coinvolgeva e chiamava al proscenio scugnizzi e popolane che si trasformavano in spalle e comprimari dello scatenato Pazzariello. 

Battagliò, Pupulaziò, I’ aize ’o bastò, Attenziò, E’ asciuto pazzo ‘o patrò!.... 

E qui cominciava, con battute esilaranti ed improvvisate, la reclame alla nuova salumeria, alla pizzeria, alla nuova cantina il cui padrone odiava l’acqua che ‘nfraceta ‘e varche! 

S’è araputa ‘na puteca nova… se fanno ‘e pizze cu ‘a mozzarella e ‘a ricotta! 

Nei vicoli si rideva, il Pazzariello era oggetto di lazzi ai quali rispondeva volentieri ed a tono. 

Il popolino, avvinto e partecipe, si accodava allo schiamazzante corteo che s’ingrossava, vicolo dopo vicolo, fino a diventare folla e più tale fenomeno era vistoso, più si accresceva la popolarità dell’artista e l’entità del compenso necessario per assicurarsi i suoi servigi. 

Il film l’Oro di Napoli è datato 1954 e nessuno ebbe a meravigliarsi vedendo questo personaggio interpretato in modo splendido da un Totò che, allora, non raccolse molti consensi. 

Oggi parlare del Pazzariello equivale a descrivere un personaggio del paleolitico. 

Armato di caccavella e putipù, la plebe divertita e vociante che seguiva ‘o pazzariello provocando le sue argute e salaci osservazioni che avrebbe ripetuto più tardi all’assonnata capera intenta a sistemare un monumentale tuppo, che poi l’avrebbe raccontata ad un’altra cliente che, a sua volta, l’avrebbe raccontata a…. 

Fino ad arrivare al palcoscenico, per poi arricchire i racconti di Marotta, le commedie di Eduardo, la popolare e geniale arte di Raffaele Viviani e di Antonio de Curtis, in arte Totò. 

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