martedì 17 aprile 2012

PERCHE’, IO MERIDIONALE, NON POSSO FESTEGGIARE IL 17 MARZO


Il giorno 17 Marzo 1861, come è ormai noto, a Torino, s' inaugurava il primo Parlamento italiano e s'inaugurava in modo davvero anomalo poiché mentre, da una parte si affermava di voler glorificare quello che doveva essere il primo Parlamento frutto della bella intervenuta unità dell'Italia, dall'altra parte Vittorio Emanuele, per rendere chiaro che di annessione, invece, del Sud al Regno del Piemonte trattavasi, non si peritava di cambiare neppure il numero della legislatura.

Infatti, se davvero si fosse parlato di un nuovo regno, con pari dignità fra Nord e Sud, e non di semplice annessione, la legislatura del nuovo Regno d'Italia, avrebbe dovuto iniziare con il numero uno. Analogamente Vittorio Emanuele II re di Piemonte e Sardegna (proclamato da Cavour, re d’Italia) avrebbe dovuto assumere la denominazione di Vittorio Emanuele I re d’Italia.

Purtroppo non erano queste le intenzioni di Vittorio e dei notabili piemontesi, per i quali nulla di rimarchevole era successo. Infatti, per essi, il regno sabaudo aveva soltanto, e fortunosamente, inglobando la quasi totalità della penisola, allargato i suoi confini e acquisito nuove ricche colonie.
Pertanto che motivo c'era d'interrompere la numerazione delle legislature e della dinastia?
E se poi questo allargamento stava provocando un massacro nel meridione (parole di Garibaldi) ... poco male! Ciò rientrava nei normali eccessi che sempre accompagnano (si badi bene) le guerre di conquista e non certo le azioni di affettuosa e voluta fratellanza.
Viste, dunque, queste inoppugnabili premesse, io, meridionale, ritengo di non poter festeggiare, così motivando la mia scelta:
- non posso festeggiare perche non v'è nulla di cui essere fieri se qualcuno, ipocritamente definitosi fratello, viene a conquistare la mia terra e mi riduce a somiglianza di colonia africana;
- non posso festeggiare perché l'unione (bella e sacra se altrimenti attuata) non fu indolore ma comportò azioni particolarmente dolorose e violenti, tali da distruggere il mio popolo;
- non posso festeggiare perché i massacri si ricordano, non con le feste, ma soltanto con la pietà e il rispetto;
- non posso festeggiare perché sarebbe davvero insopportabile fare delle feste, dimenticando quei tanti giovani che nel Sud, e anche nel Nord, caddero a cagione di una guerra fratricida (ammesso che siamo davvero fratelli); guerra che è stata intrapresa e combattuta, non per degli ideali (anzi bandendoli) bensì per poco lodevoli interessi internazionali e rinsanguamento delle ... finanze dei Savoia;
- non posso festeggiare perché a causa delle spietate azioni repressive dei vertici dell'esercito piemontese, immensa fu l' umiliazione e la sofferenza vissuta dalla popolazione del Sud;
- non posso festeggiare perché similmente sarebbe ingiurioso non ricordare le sofferenze subite dai calabresi, lucani e campani, ingiustamente trascinati in catene nei lager del novarese, ove tutti trovarono una tremenda morte;
- non posso festeggiare perché migliaia di uomini e donne del Sud furono fucilati senza processo dai nuovi fratelli sabaudi;
- non posso festeggiare perché la miseria e il terrore che hanno fatto seguito alla cosiddetta unione, hanno comportato un esodo epocale della mia gente verso paesi lontani; gente che mai, prima di allora, aveva lasciato la sua terra;
- non posso festeggiare perché sarebbe davvero demenziale fare delle feste in ricordo della distruzione di un grande regno culturalmente e industrialmente all'avanguardia, quale appunto era la mia terra;
- non posso festeggiare perché tutti gli eventi succedutisi all'Unità, alla fine, hanno comportato, per i meridionali, l'umiliazione di divenire degli extracomunitari in patria;
- non posso festeggiare finché le teste di poveri meridionali continuano ad essere esposte, senza pietà e a testimonianza della genetica propensione delinquenziale che avrebbero le genti del Sud, in quell'abominevole luogo che è il museo Lombroso. Un oscenità di cui non si è macchiato neppure Hitler;
- non posso festeggiare perché la "damnatio memoriae" voluta dai vincitori, privandomi della memoria storica, mi ha condannato anche a non possedere una storia. E un popolo senza storia è un popolo che non esiste!
Pertanto, io meridionale, il 17 Marzo non posso festeggiare un qualcosa che mi ha condannato a essere ... nessuno!
D.L.
P.S. Non mi risulta che la Polonia abbia mai espresso la volontà di festeggiare l'invasione di Hitler a Danzica, e ciò anche alla luce di quanto ne è seguito soprattutto per gli Ebrei, deportati e massacrati nei lager. Perché allora, noi meridionali, dovremmo festeggiare l'invasione del Piemonte e la fine che, in conseguenza di questa violenza militare, hanno fatto migliaia di calabresi, lucani e campani, anch'essi, appunto, brutalmente deportati nei lager del novarese dal "buon" Vittorio Emanuele? O per caso, se le deportazioni riguardano il popolo ebreo ciò costituisce un abominevole e delinquenziale crimine contro l'umanità (e lo è); e se invece ad essere deportati e massacrati sono dei meridionali, costoro non meriterebbero né pietà né rispetto, anzi se ne dovrebbe festeggiare il martirio?
Non festeggiamo dunque ma celebriamo il 17 marzo rendendo un pietoso ricordo a tutte le vittime incolpevoli che, da Nord a Sud, furono sacrificate e perirono per questa, già vagheggiata nei secoli, Unità. Nel contempo, al di fuori delle fastidiose retoriche, sottolineiamo che, proprio per l'alto tributo di dolore che essa comportò, soprattutto nel martoriato Sud, questa Unità dovrebbe, oggi, essere davvero difesa e onorata da tutti, quale imprescindibile valore nazionale.
FONTE: Dora Liguori  

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